La trama
Premio Miglior Regia al Festival di Cannes 2018
Vincitore di 5 Oscar Europei(European Film Awards)
Quando la musica è soave, l’immagine è perfetta, la storia struggente, allora, il cinema si avvicina a quella sostanza speciale che rende alcuni momenti indimenticabili. “Cold War” appare così: come un’opera dalla tracimante bellezza, priva di colori ma carica di significato. Un bianco e nero che entra nell’animo, avvolge lo spettatore e lo conduce nella dimensione dell’incredibile storia d’amore di Zula e Wiktor: lei, giovane cantate, lui, musicista; entrambi persi in una tormentata passione che si contrappone all’afflato stalinista di cui è partecipe la loro Polonia, durante la Guerra Fredda.
I cuori dei due sono destinati ad appartenersi e a incendiare ciò che il regime cerca di controllare. Ma, benché l’amore bruci ardentemente, il gelo della guerra non combattuta sarà sempre opprimente e soffocante e non lascerà scampo. Non è fatto di solo tragiche passioni “Cold War”, il film è anche una un’esperienza visiva semplicemente notevole: una fotografia sublime tratteggia i luoghi delle azioni, rendendoli indelebili alla memoria, una regia capace di carpire l’invisibile lo restituisce sotto forma di emozione.
La raffinata potenza narrativa di quest’opera si sporca dell’affannosa, faticosa e a tratti violenta, ricerca della libertà. Un desiderio che si fa inappagabile nel momento in cui la persona amata, non condivide i metodi per il raggiungimento dell’agognato obiettivo e si percepisce come un ostacolo. Si imbastisce così una storia fatta di fughe, di rincorse, di improvvise assenze, in cui la musica, bellissima, lenisce le ferite ma non risolve tutto e assurge a luogo privato in cui nascondersi per riflettere sulla propria vita e sul proprio destino. Anche la poesia trova il suo spazio insinuandosi nella macchina da presa, nei dialoghi sopra le righe e in un mirabile non detto.
Zula e Wiktor sono interpretati da una spettacolare Joanna Kulig e dal fascinoso Tomasz Kot, attori davvero ottimi che, nelle sapienti mani del regista polacco Pawel Pawlikowski, rendono simbolici i loro personaggi.
“Cold War” forse non è un capolavoro ma è sicuramente qualcosa che gli somiglia molto.
L’eco del cinema